
I potenziali evocati uditivi, anche conosciuti come ABR (Auditory Brainstem Response), sono fondamentali per rilevare una patologia retrococleare e la presenza di deficit uditivo.
I potenziali evocati uditivi, chiamati anche ABR, dalle iniziali di Auditory Brainstem Response, sono test neurologici che consentono di studiare le condizioni e l’efficienza del nervo acustico, per verificare eventuali problemi uditivi, lesioni o malattie retrococleari. Consistono nella misurazione delle risposte “elettriche” a particolari stimoli acustici, impulsi che viaggiano attraverso il nervo acustico in direzione del cervello. Tuttavia, a differenza di altri esami dell’udito, questi test non richiedono la partecipazione attiva dell’esaminato, in quanto la percezione del suono risulta dal tracciato.
L’esame dei potenziali evocati uditivi è molto utile per individuare la sede del danno neurologico e quantificare il deficit uditivo in tutti quei casi in cui non sia possibile avere la collaborazione dell’esaminato (per esempio nei neonati e nei bambini piccoli, o in persone con disabilità, o nel corso di un intervento chirurgico) e per dare risultati oggettivi nelle procedure medico legali. È indicato anche per la diagnosi di malattie del nervo acustico (patologie retrococleali) e dei cosiddetti neurinomi dell’acustico, tumori benigni chiamati anche schwannomi vestibolari.
La procedura dell’esame è molto semplice: il paziente si accomoda su una poltrona o un lettino in un ambiente insonorizzato e indossa delle cuffie, attraverso le quali sono diffusi i suoni, chiamati click. Il tecnico audiometrista applica alcuni elettrodi sui lobi e sul cuoio capelluto. Nel corso del test, che dura circa 15 minuti, non è necessaria alcuna partecipazione attiva da parte del paziente, che deve semplicemente restare immobile e con i muscoli rilassati. Tra fasi preliminari ed esame vero e proprio, tutta la procedura può protrarsi per circa 45 minuti-un’ora. Il test dei potenziali evocati uditivi non richiede alcuna preparazione e può essere effettuato presso ambulatori ospedalieri o centri diagnostici, da personale specializzato, generalmente un tecnico audiometrico, e con la supervisione di un medico specialista audiologo o otorinolaringoiatra.
Quando l’esame ABR viene effettuato in convenzione del SSN, previa la prescrizione del medico specialista, si paga solamente il ticket, che varia da regione a regione. Quando viene effettuato in regime privato il costo oscilla in genere tra gli 80 e i 120 euro, a seconda della struttura.
Come abbiamo già detto, l’esame ABR non richiede una collaborazione attiva da parte dei soggetti esaminati. È quindi effettuabile anche su neonati e bambini piccoli, per individuare la presenza e la tipologia di deficit uditivi. Viene effettuato generalmente su neonati che non superano i test uditivi alla nascita o che, pur avendoli superati, presentano importanti fattori di rischio per disfunzioni delle vie nervose uditive. Poiché l’esame richiede di restare per circa quindici minuti fermi e rilassati, i potenziali evocati udivi in bambini e neonati sono eseguiti durante il sonno naturale o indotto da una sedazione o da una anestesia.
I risultati dell’esame dei potenziali evocati uditivi si riassumono in un grafico che mostra l’andamento di sette onde, ciascuna corrispondente a parti del nervo acustico e dell’encefalo. Il tracciato ottenuto mostra i tempi intercorsi tra lo stimolo sonoro e la risposta neurologica, quindi la funzionalità delle varie zone. Proprio per la loro natura articolata e complessa i risultati di questo esame devono essere interpretati dallo specialista. Per semplificare, si può dire che risposte neurologiche ritardate o assenti consentono di individuare e localizzare la presenza di patologie o disfunzioni. In caso di risultati fuori dai parametri, molto spesso possono essere richiesti ulteriori accertamenti, come la risonanza magnetica.